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LUCKY LUCIANO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 13 dicembre 1973
 
di Francesco Rosi, conGian Maria Volonté, Rod Steiger, Charles Siragusa, Edmond O'Brien, Silverio Blasi, Vincent Gardenia, Magda Konopka (Italia, 1973)
LUCKY LUCIANO non è IL PADRINO . A prescindere dalle prime sequenze, che sono fra le meno significative, nelle quali Rosi si diverte a filmare al rallentatore i celebri massacri che conosciamo, il film delude chi cerca sparatorie e ricerche d'ambiente gratuite, bordelli o case da gioco, proibizionismo o inseguimenti d'auto nelle strade di New York. No, decisamente e fortunatamente, LUCKY LUCIANO non è IL PADRINO. Non è nemmeno, soltanto, un film su un uomo. Ma sulle cause che hanno portato quest'uomo ad essere quello che è stato: Rosi filma le cause, non gli effetti. E' questa la chiave per leggere i suoi film (già L'AFFARE MATTEI prendeva questa strada, e LUCIANO serve anche a comprendere meglio il film sul petroliere italiano); ed è anche la ragione per la quale la grande maggioranza del pubblico è delusa. Poiché è infinitamente più facile mostrare al cinema, e distrarre al cinema (che è quello che la gente cerca, vedere delle immagini ben fatte senza troppo pensare, come sui rotocalchi) descrivendo gli effetti di una situazione, piuttosto che cercando di rimontare alle ragioni.

Rosi si china sul problema della mafia (o, meglio, sulle ragioni delle impunità di Luciano) come lo studioso su una piaga purulenta. Proprio per sfuggire alle tentazioni dell'illustrazione romanzata spezza il racconto in continuità, con continui salti di tempo, di luogo, di personaggio. Con un linguaggio scarno ma non inespressivo, con uno stile che evita le forzature emotive ma che si vuole giornalistico, televisivo nel buon senso della parola, egli scava, nei molti episodi ricavati dalla rottura del racconto alla ricerca del segreto della meccanica, della logica eterna che conduce al potere, alla violenza. Ne esce un gioco intelligente ed educato, affascinante nel suo tentativo di ricerca, sia a livello di sceneggiatura, che a quello delle immagini. Un gioco che di film in film, dai tempi di LA SFIDA o di MANI BASSI SULLA CITTA' matura stupendamente, depurandosi costantemente di ogni elemento superfluo, teso alla ricerca più efficace possibile della verità. Interpretato da un Gian Maria Volonté al solito straordinario di misura, uno dei pochi attori al mondo che sappia inserire in un film un aspetto della propria personalità accanto a quella del regista, LUCIANO conferma appieno lo splendido isolamento di Rosi sulla strada dell'intelligenza nel film di denuncia.

Ad ogni nuovo film le intenzioni di Rosi tendono a chiarirsi sempre maggiormente. Anzi è proprio questo processo di chiarificazione, questo lungo cammino per il quale il regista semplifica sempre di più il proprio linguaggio, ne lima ogni accentuazione emotiva, scarnifica al massimo per evidenziare il desiderio di denuncia, è proprio questa evoluzione che costituisce uno dei grandi piaceri alla visione di ogni nuovo film di Rosi. Ancora più che per il film su Mattei, questo sulle ragioni dell'impunità del celebre. Luciano, disorienta lo spettatore. Perché il pubblico pensa alle sparatorie dal barbiere ad agli inseguimenti in Packard. Che ci sono che Rosi liquida in poche sequenze.

I suoi ultimi film sono un tentativo di rara intelligenza di rimontare, con le immagini cinematografiche, alle cause di determinate situazioni. Spezzato il filo del racconto in momenti diversi, sezionata la cronologia dei fatti e la geografia dei luoghi, il regista è come uno studioso che chini su di un fenomeno per ricercarne pazientemente gli aspetti più microscopici. Abbandonata la procedura tradizionale dell'aneddoto, i suoi film sono come pietre dalle molte faccette, che Rosi esamina una alla volta, per tentare di rimontare all'aspetto globale del problema. Una ricostruzione razionale e sapiente che non ha eguali, perlomeno nel grande circuito di distribuzione internazionale, tra i film di denuncia politica.


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